Cima Ombretta.

Al cospetto della Marmolada.

Praterie, boschi, valli che si inserrano e poi ghiaioni, falesie esposte e tratti attrezzati, immensi panorami e tanta storia, quello che solo le Dolomiti sanno regalare.


Una montagna isolata e poco frequentata, con una bella cresta sommitale in posizione strategica di rimpetto alla maestosa parete sud della Marmolada; la si può raggiungere dalla Val di Fassa con una lunga camminata che prende avvio dall’abitato di Alba di Canazei fino a raggiungerne la vetta più elevata, poco oltre i tremila metri. L’avvicinamento è attraverso la Valle di Contrin che si percorre su comoda strada brecciata fino a raggiungere l’omonimo rifugio situato in posizione molto panoramica proprio dove la valle termina circondata da una corona di montagne altissime da cui si originano diversi ruscelli che confluiscono nel Rio Contrin, un torrente che si forma nei pressi del rifugio e scorre per un lungo tratto accanto alla strada allietando il cammino. Il rifugio Contrin è sicuramente tra i più frequentati della zona sia per la posizione che per la passeggiata molto remunerativa che si compie per raggiungerlo e che può ben essere coronata dall’ottima offerta culinaria dei gestori, se di solito il rifugio è molto affollato nelle ore centrali della giornata, arrivarci al mattino presto, quando ancora gli ospiti che hanno pernottato non si sono messi in movimento e nelle tende li attorno è ancora sonno profondo, offre una bel momento di sosta: niente di meglio di un caffè e un dolce sella casa seduti fuori, affacciati verso la vallata avvolta nell’ombra delle numerose cime che sono invece illuminate dalla calda luce del primo mattino. Dietro al rifugio prati verdissimi si innalzano fino alla base degli ammassi rocciosi e prendono inizio alcuni sentieri uno dei quali, il nostro, conduce verso il Passo Ombretta: nei pressi del sentiero c’è una colonia di marmotte che avevamo già notato da lontano un paio di giorni prima, molto guardinghe e riluttanti a farsi avvicinare per il via vai delle tante persone vocianti .. al mattino presto invece ne incontro numerose fuori dalle tane e decisamente meno sospettose, sembrano quasi incuriosite dalla mia presenza e così riesco ad avvicinarmi abbastanza per portare a casa qualche scatto di questi simpatici animaletti. Riprendendo il cammino il sentiero attraversa due fossi con rispettivi ruscelli e poi si inerpica con numerose svolte infilandosi in una valle che man mano si fa più stretta: formazioni rocciose e brecciai prendono il posto dei verdi prati e nei punti che rimangono perennemente all’ombra delle verticali pareti di rocce vi sono diversi nevai da cui fuoriescono ruscelli che subito formano cascatelle. Si procede rimanendo in alto su una conca morenica disseminata di massi erratici che ospita un corso d’acqua e si giunge nei pressi del Passo Ombretta in cui è presente un vasto ammasso di rocce vulcaniche il cui colore scuro, quasi nero, crea un forte contrasto con la dolomia di cui è fatta l’intera montagna in cui siamo immersi; con una ultima serie di stretti tornanti il sentiero svalica proprio alla base dell’immensa parete sud della Marmolada offrendone così dal basso una vista notevole. Immancabile una palina segna la quota e le varie destinazioni che possono essere raggiunte, accanto un mucchio di pietre con sopra una croce in ferro e del filo spinato che risale alla Grande Guerra a testimoniare che anche questi luoghi hanno visto in azione le contrapposte fazioni intente a strapparsi i punti più strategici di osservazione e dislocazione dell’artiglieria: il Passo Ombretta era infatti un sito cruciale di confine per il controllo delle vallate - una in territorio italiano e l’altra in quello austriaco - e per l’accesso alla stessa Marmolada e sono ben visibili attorno opere di ricovero e trinceramento nella roccia dai quali si avevano punti strategici di avvistamento. Accanto al valico c’è anche un bivacco, anch’esso in posizione strategica, che si raggiunge attraversando un tratto di cupa roccia vulcanica che richiede piede sicuro su di un fondo sdrucciolevole dove alcune vecchie opere di sostegno sono franate e con esse anche il sentierino: giunti al bivacco una piccola piazzola invita ad una sosta seduti proprio di fronte al ricovero di un bel rosso scarlatto per godersi un pò di panorama prima di avviarsi all’ultimo tratto di salita con cui raggiungere la cresta sommitale che unisce la cima “di mezzo” e quella “orientale” dell’Ombretta, entrambe raggiungibili senza difficoltà. Ripresa la marcia si affrontano due tratti in successione su ripidi lastroni attrezzati con fune metallica a cui è bene assicurarsi per non correre inutili rischi: tutta la struttura è nuovissima ed i cavi ben tesi sono un valido appiglio e trasmettono sicurezza nel superamento di questo passaggio che termina alla base di un vasto brecciaio sul versante meridionale sotto la cima orientale. Si risale per un pò lungo una traccia compiendo come di dice “due passi avanti e uno indietro” sino a tornare finalmente con i piedi sulla salda roccia quando si è ormai giunti in corrispondenza della cima “di mezzo” a poco meno di tremila metri. Una volta raggiunta la linea sommitale si nota a distanza la piccola croce sulla cima orientale, la più elevata, che si raggiunge attraverso una traccia che corre pochi metri sotto la linea della cresta superando un breve tratto aereo e con discreta esposizione dopo di che un sentierino su fondo più sicuro conduce finalmente sulla piccola piazzola a 3010 metri di quota da cui si ha un panorama formidabile in ogni direzione: anzitutto sul maestoso fronte di roccia verticale della Marmolada, vicinissimo tanto da occupare l’intera visuale verso nord, ma anche sulle altre cime circostanti e le profonde vallate che le separano; una visuale formidabile in ogni direzione a conferma di quanto strategico fosse stato il controllo di questa montagna.